
STORIA DEL RIUSO
Genova, città di mare… che bella idea usare l’acqua salata!
Sapevate che a Genova esisteva l’acquedotto marino?
Da un articolo di giornale di Pier Luigi Gardella, si legge che è stato usato dalla città dal 1924 alla fine degli anni sessanta. In realtà, sia a Genova (sulla collina di Carignano), sia in qualche altra città italiana, già esistevano piccoli acquedotti che utilizzavano l’acqua del mare a scopi di nettezza urbana, tuttavia il nuovo progetto era qualcosa di molto più grande e prevedeva la costruzione di tre impianti nella città: a levante, al centro e a ponente.
Non mancarono le critiche da parte di chi riteneva che l’acqua salata potesse essere dannosa, sia per la sicurezza del fondo stradale, sia per le ruote dei carri, dei tram e delle (poche allora…) autovetture, sia per la salute dei cittadini a causa dell’infiammazione agli occhi che si pensava potesse provocare. Il Comune rispose a tutte le critiche, presentando dati tecnici, confortato dal parere positivo dato dallo stesso Ufficio Municipale d’igiene ed evidenziando il fatto che il piccolo acquedotto marino, da tempo esistente in Carignano, non aveva creato i problemi sollevati.Il progetto per la zona centrale e occidentale della città rimase sulla carta per i grossi costi di realizzazione, ma per la zona di levante l’acquedotto marino funzionò per il lavaggio delle strade per parecchi anni, gestito dall’azienda di Nettezza Urbana. Curiosi sono alcuni utilizzi secondari come lo sgombero dalla neve per mezzo di un’autobotte con spazzaneve, l’utilizzo nel Diurno di piazza De Ferrari, il lavaggio dei mercati di corso Sardegna. Nel 1945 l’acqua salata dell’acquedotto marino fu eccezionalmente usata dall’Auxilium della Curia genovese per cucinare la minestra che era distribuita ai poveri. Il progetto prevedeva anche l’utilizzo dell’acqua di mare per alimentare le fontane cittadine, e la fontana di piazza Tommaseo per un lungo periodo fu così alimentata.Oggi l’acquedotto è ormai dismesso, sia per gli eccessivi costi di manutenzione della rete, sia per l’aumentata disponibilità di acqua con i nuovi invasi creati nel secolo scorso. Tuttavia nel sottosuolo genovese esiste ancora la rete di tubazioni e possiamo tuttora trovarne una testimonianza percorrendo via XX Settembre: proprio sul marciapiede antistante la Chiesa della Consolazione è visibile un tombino in ghisa con la scritta “Acquedotto Marino” e con lo stemma della città.
Ne riuscite ad individuare qualcun altro?La tecnica del riuso è impiegata anche in campo artistico. Sapete che cosa si intende con la parola “reimpiego”? Il fenomeno del reimpiego in architettura e storia dell’arte è costituito dal riutilizzo di materiale antico in costruzioni più recenti. Un esempio a Genova? Le colonne e i capitelli romani di reimpiego che sostengono gli archi romanici e un finto matroneo nella Chiesa di Santa Maria di Castello.
E per chiudere questa sezione, mettendo ancora al centro il mare, non possiamo non citare il Porto Anticoche, strutturato come lo vediamo adesso (Acquario, Bigo, Vele, Sfera, ecc.) è un valido esempio di… riuso in cui uno spazio che non era più adatto a svolgere la sua funzione di porto commerciale (a causa delle dimensio-ni sempre più grandi delle navi) è stato riutilizzato per una fruizione turistico-culturale che ha consentito di evitarne il degrado, con progetto a cura dell’architetto Renzo Piano.